Cari amici poeti e navigatori
Vedo con piacere che seguite la rassegna stampa e pertanto spero vi piaccia leggere l’introduzione alla XI edizione cartacea del concorso, quell’anno, (il 2013), dedicata all’infanzia.
UNDICESIMA EDIZIONE CONCORSO NAZIONALE DI POESIA
“Ischia l’Isola Verde” dedicato all’ INFANZIA
Il Concorso di Poesia “Ischia l’Isola Verde”, nato nel 2002 fino alla 3a edizione ha avuto il nome di “Città di Panza” e dalla 4 a alla 7a quello di “Panza – Isola d’Ischia”. Esso è organizzato dall’Associazione Giochi di Natale” .
Il Concorso ha lo scopo di stimolare la riflessione e la creatività e promuovere i valori umani, sociali e culturali. Ogni edizione ha una dedica, ma il tema è libero; vengono assegnati dei premi speciali alle migliori poesie aventi come tema quello della dedica.
Le opere, originali, non devono aver partecipato a edizioni precedenti del nostro Concorso né aver vinto primi premi in altri Concorsi. Esse possono essere in lingua italiana o in dialetto; queste ultime possono essere accompagnate da una traduzione in italiano.
Le opere sono pubblicate oltre che nella presente raccolta anche sul sito Internet www.giochidinatale.it, dove si possono trovare gli elenchi dei vincitori, il regolamento completo e notizie sulle altre iniziative dell’Associazione.
Questa edizione è dedicata all’ infanzia, un’epoca della vita caratterizzata dalla meraviglia di fronte al mondo che si dischiude, un’epoca in cui si ha bisogno di amore, guida e protezione, si ha la crescita fisica, mentale e spirituale dell’individuo, un’epoca che lascia una traccia indelebile e imprescindibile per un’autentica felicità. Auguriamo a tutti i bambini del mondo di crescere in buona salute e serenità, di ricevere istruzione ed educazione, e sviluppare pienamente capacità e personalità.
Si ringraziano i partecipanti, i membri della Giuria, tutti coloro che hanno collaborato, e voi lettori sensibili all’arte poetica.
I Colori dell’Infanzia
«L’infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono ma sono i due stati più profondi che è dato di vivere» (Marguerite Yourcenar)
È un’ardua impresa, per la vastità dell’argomento e per la complessità delle problematiche inerenti, descrivere gli stati d’animo e le emozioni che si provano affrontando le tematiche relative ai primi anni della nostra vita. Tuttavia, ben consci di non essere stati abbastanza esaurienti, tenteremo di sintetizzare, mediante un approccio schematico, la trattazione di quella che per la quasi totalità del genere umano rappresenta la fase felice della propria esistenza. Il termine infanzia deriva dal latino infans cioè muto, che non può parlare e per estensione assume il significato di bambino che non può parlare. Deriva inoltre dal verbo fari, presente nel latino arcaico e prima ancora nel greco con il significato di parlare; soprattutto in senso solenne. Con il prefisso in, che in latino ha valore di negazione, il termine descrive il periodo in cui si è impossibilitati a parlare. In passato, infatti, questo termine si riferiva esclusivamente al periodo intercorrente tra nascita e comparsa del linguaggio. Solo successivamente, per estensione, questo termine ha assunto anche il significato di periodo della vita di un individuo fino all’insorgenza dei primi segni della pubertà. Il termine era in passato utilizzato esclusivamente per identificare quel periodo della vita di un individuo che va dalla sua nascita al pieno utilizzo della ragione: per questo motivo fino al medioevo il periodo dell’infanzia si riteneva terminasse intorno ai sette anni. Ai giorni nostri il periodo dell’infanzia dura da zero a dieci anni, a parte naturalmente le differenze tra bambino e bambino nel tempo di sviluppo.
Nel periodo dell’infanzia, esistono numerose fonti di rischio per il corretto sviluppo del bambino. In questo periodo, infatti, si generano la maggior parte delle condizioni che determineranno la corretta formazione di un individuo. Nel periodo dell’infanzia si può sviluppare una serie di problematiche relative al non corretto sviluppo psicosessuale, Ulteriore rischio degno di nota per la buona crescita dell’individuo è la pedofilia. Un bambino che è stato vittima di abusi sessuali, infatti, potrebbe avere problemi notevoli nel rapportarsi al sesso in età adulta, oltre al trauma psicologico che segue immediatamente l’atto di violenza. Un altro problema proprio del periodo infantile, ma tuttora mantenuto quasi esclusivamente nelle aree sottosviluppate dei Paesi poveri, è il lavoro minorile. Quest’ultima è una situazione problematica in quanto nega di fatto quel diritto all’infanzia che dovrebbe essere proprio di ogni bambino. In questi paesi esiste anche una ulteriore problematica relativa all’infanzia: la mortalità infantile. I bambini, infatti, a causa della loro minore resistenza alle avversità, sono spesso le principali vittime di condizioni di vita pessime. Per regolamentare quest’ambito ponendo particolare attenzione alla difesa dell’infanzia, sul piano internazionale è stata stipulata una convenzione delle Nazioni Unite chiamata Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia Sempre in ambito internazionale le Nazioni Unite hanno al loro interno un’agenzia specifica per i problemi relativi all’infanzia: l’UNICEF. Prima del ‘900, il bambino era percepito come un individuo da rendere adulto il prima possibile e non era valorizzato questo periodo della vita.
A seconda della classe sociale le visioni erano diverse, per quanto riguarda le classi più agiate il bambino era circondato da parenti che avevano un ruolo ben definito nella sua vita mentre nelle classi contadine o proletarie, oltre all’elevato grado di mortalità infantile, nella maggior parte dei casi fin dai primi anni di vita l’infante era spinto a lavorare. La crescente necessità di avere una classe operaia specializzata e il bisogno di creare senso nazionale spinse lo stato ad investire sull’istruzione pubblica, posticipando l’entrata nel mondo del lavoro per i giovani. Fin dai tempi di Rousseau, l’infanzia era vista nella letteratura come un momento d’innocenza. Contro questa posizione si schierò Freud che cercò di dimostrare come nel bambino vi fossero i germi di tutte le perversioni dell’età e definì il bambino come un essere perverso e polimorfo perché ritenne che nell’infanzia siano già attive le pulsioni erotiche. Il bambino è un essere che vive una complessa vita sessuale la quale si esprime già in gesti semplici e istintivi. È perverso poiché la pulsione sessuale non tende alla procreazione, prova piacere erotico nella suzione della mammella e nel contatto con il calore del corpo materno. Il polimorfismo si riferisce al fatto che il bambino, nei primi anni di vita prova piacere attraverso varie parti del corpo, che caratterizzano le diverse fasi del suo sviluppo sessuale. Numerose sono le sfaccettature e i modi di vedere il bambino. Gesù chiamava sé tutti i pargoli, cercando nell’innocenza il Regno dei Cieli. Secondo Pascoli il “fanciullino” era colui che si emozionava, si stupiva, inventava nomi e creava mondi scrutando il buio, faceva quindi ciò che fa un poeta. Maria Montessori aveva un occhio più clinico e una visione pedagogica, occupandosi della crescita e dell’educazione. Ella infatti definisce il bambino come un embrione spirituale nel quale lo sviluppo psichico si associa allo sviluppo biologico. Il pensiero di un educatore come Gianni Rodari si può sintetizzare nella frase: “Quanto pesa una lacrima? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.”
Luigi e Paola Castaldi
Ringraziandoti per aver speso il tuo tempo,ti ricordo che puoi inviare le tue poesie all’indirizzo [email protected] o contattarmi su [email protected]
Buona Poesia.
Luigi Castaldi