Ci hanno detto di restare a casa. Lo abbiamo fatto.
Poi ci hanno tolto la possibilità di andare a lavoro. Alcuni di noi hanno continuato a lavorare da casa, qualcun altro invece non lavora affatto. Per qualcuno questa sarà stata una buona notizia, per altri no.
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Abbiamo cominciato a pulire i pavimenti. sette volte al giorno.
Abbiamo imparato a cucinare la pizza.
Abbiamo ripreso a messaggiare contatti che avevamo dimenticato di avere.
Abbiamo chiamato al telefono tutti i parenti.
Abbiamo finito tutte le serie tv di Netflix e abbiamo cominciato i generi che abbiamo sempre odiato.
Insomma abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per ammazzare il tempo. Ma togliendo quello che spendevamo al lavoro, ci siamo resi conto che neanche tutto questo basta. Che anche aggiungendo tutte quelle cose che avevamo posticipato per un imprecisato futuro, neanche questo è bastato per sentire di avere una giornata piena, una giornata con un senso.
Chi siamo noi senza il nostro lavoro?
E la domanda di oggi che mi faccio è: chi siamo noi senza il nostro lavoro?
Chi siamo quando non siamo guardati da nessuno?
Chi siamo quando non siamo sommersi dalle urgenze quotidiane?
Chi siamo quando non abbiamo qualcuno da incolpare per la nostra mancanza di tempo?
In questo periodo così apparentemente vuoto, siamo invece così incredibilmente vicini a ciò che veramente siamo, come mai è successo in tutta la nostra vita.
In una delle lezioni del master di scrittura dico che un personaggio è ciò che fa, e questo vale anche nella vita reale.
Comincia qualcosa di nuovo. Adesso.
Per questo se anche tu hai terminato tutte le attività immaginabili che avevi rimandato fino ad oggi, allora è arrivato il momento di cominciare qualcosa di nuovo. Qualcosa che possa rispondere alla domanda: chi sono veramente quando non lavoro?
Una crisi è sempre un’opportunità per creare qualcosa di nuovo.
Comincia.
Comincia a fare un video e pubblicalo online.
Comincia a riscrivere quel romanzo che avevi lasciato dieci anni fa.
Comincia a imparare qualcosa di nuovo.
Comincia a essere più coraggioso.
Comincia a scoprire veramente chi sei.
Comincia a conoscere virtualmente persone nuove, sì, sembra assurdo, ma proprio in questo periodo.
Comincia a dare il tuo contributo al mondo: tutti noi abbiamo bisogno di quello che sei veramente quando non lavori.
Da parte mia, mi sto impegnando a scrivere di più e a pubblicare questi video; era un’attività che avevo abbandonato da quasi dieci anni e non ricordavo di quanto mi aiutasse a stare bene.
Sii quello che comincia le cose.
C’è una frase di Seth Godin che dice così:
“Per essere veramente chiari, non ti sto incoraggiando a fare una cosa intelligente o giusta. Non m’interessa che tu capisca come realizzare la tua prossima idea.
Io ti sto semplicemente incoraggiando a comiciare. spesso.
Sempre.
Sii quello che comincia le cose.”
Vivere la seconda fase è come prepararsi al traguardo finale per rivedersi e parlare degli interessi in comune. Siamo davvero pronti o c ‘è nell’aria un po’ di depressione e pigrizia. Forse si per coloro che già da prima condividevano e convivevano queste esperienze.
La fase due cambia a piccole porzioni il quotidiano, si prende l’auto si possono percorrere le strade che portano al parco si lascia a poco, a poco lo smart warking o lavoro agile, mi pongo una domanda che in se non contiene la risposta. Avete trovato qualcosa di interessante nella fase uno e che cosa è cambiato sia in senso esteriore che interiore nella fase due?
Se vi andrà leggere questi brevi cenni e di rispondere sarà simpatico aprirsi ad un confronto leggero in argomento.