“Chi ben comincia è a metà dell’opera” ce lo siamo sentito ripetere in mille salse e in tutti i corsi di scrittura. Ma qual è il segreto di un buon incipit?
L’incipit è tutto. Ed è la verità. Infatti, se l’inizio non è accattivante nessuno proseguirà con la lettura, a meno che non sia proprio obbligato a farlo.
Come riporta il dizionario, l’incipit si riferisce alle “parole iniziali di un testo”.
Tecnicamente, sono tre i metodi usati per trovare un incipit azzeccato:
- Usando un espediente narrativo
- Entrando in medias res
- Utilizzando una forma descrittiva
Prima di studiare nel dettaglio questi tre metodi, voglio darti un paio di dritte.
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- Non scordarti mai di lasciar funzionare l’intuito
La prima cosa da tenere a mente durante il tuo lavoro è che una storia parte sempre da un desiderio: il tuo.
Se hai deciso di scrivere, infatti, è perché vuoi mettere nero su bianco qualcosa che “non ti lascia in pace”, qualcosa che senti veramente urgente. Probabilmente ancora non ha una forma, né una direzione precisa, ma sei sicuro che sta lì a bussare, a scavare, in attesa di trovare una via d’uscita, finalmente, proprio dalle tue dita. Quindi, lascia andare il tuo desiderio. Non intrappolare l’energia che contiene, anche se ti sembra sconclusionata. La riconoscerai e rimodellerai quando arriverà il momento di scrivere il tuo incipit (e in generale tutto il testo). - Non essere precipitoso, datti tempo e aspetta di arrivare alla fine
Spesso nei racconti fine e inizio creano un cerchio, l’avrai sentito dire: “il libro è davvero valido se, leggendo un pezzettino dell’inizio e leggendo un pezzettino della fine, entrambi, in qualche modo, combaciano”.
Come in ogni cosa, anche qui ci sono delle eccezioni, tuttavia nella maggior parte dei casi è così. Può quindi capitare di trovare l’incipit perfetto solo una volta finito di scrivere l’intera storia.
- Non scordarti mai di lasciar funzionare l’intuito
Abbiamo parlato di incipit su Youtube:
Ora che abbiamo messo in chiaro alcune info preliminari, possiamo pure cominciare.
Incipit in forma narrativa
Questo tipo di incipit in sostanza fa due cose.
- La prima è che sveglia la curiosità del lettore.
- La seconda è che racchiude delle verità universali.
Immaginate di non conoscere affatto le storie degli esempi che seguono. Immaginate di non avere nemmeno la copertina, né alcun altro indizio.
Semplicemente:
«Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunciò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione.»
Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien
Eccoci dentro il racconto, e subito viene da chiedersi: chi è Bilbo Baggins e come fa ad avere 111 anni e perché il fatto che voglia festeggiare un compleanno mette Hobbiville in agitazione? E poi, cos’è Hobbiville?
Insomma, questi dati inaspettati snocciolati in poco più di due righe ci sorprendono: sorgono spontanee già tantissime domande!
Gli incipit narrativi riescono, in una manciata di righe, a portare l’attenzione su dettagli all’apparenza banali ma che intuiamo essere importanti. La curiosità, infatti, è come un pruritino: dà fastidio finché non ci si gratta! Di pari passo, si tende sempre a voler soddisfare una curiosità, anche se solo una scintilla. Questo ci fa andare avanti nella lettura.
Inoltre, gli incipit narrativi hanno il pregio di condurci quasi per mano all’interno della storia.
I termini e i verbi usati ci mettono a nostro agio: non resta che mettersi comodi e proseguire con il racconto…
Incipit in medias res
Se l’incipit narrativo ci conduce all’interno della storia dolcemente, stuzzicando con garbo la nostra curiosità, l’incipit in medias res scardina le nostre comodità, è quasi un fatto fisico: la schiena si raddrizza, i muscoli si tendono, le poche righe lette aguzzano la vista, mentre la scena prende immediatamente forma.
«”Tu lo capisci, vero, che dobbiamo ucciderla?”. La domanda fluttuò nell’aria tranquilla della notte, parve restarvi un momento sospesa, poi sprofondò via, laggiù, verso il Mar Morto.»
La domatrice di Agatha Christie
L’incipit in medias res è anche tipico dei gialli, dei thriller, dei noir. Viene usato per creare suspence e, se capaci di farne buon uso, per fare immedesimare il lettore nei panni del detective della storia.
L’incipit in medias res ha il pregio di essere immediatamente comprensibile, funziona come una calamita: l’incertezza che riesce a generare attrae, volente o nolente, chi legge, costringendolo a voler proseguire la lettura. Tuttavia un rischio c’è. Lo scrittore, infatti, deve essere bravo a mantenere alte le aspettative, deve rendere la storia credibile e deve riportare a un ordine delle cose, pur non spezzando la magia del racconto. Per usarlo bene serve molta pratica, ma tu non partire sconfitto, comincia, piuttosto, a scrivere!
Incipit descrittivo
Può partire da un dato cronologico o da un luogo, oppure da una breve descrizione. Per questo, all’apparenza, l’incipit descrittivo è molto semplice da ricreare. Niente di più sbagliato, l’incipit descrittivo, infatti, non deve essere né banale né superficiale, ma deve imporsi nell’immaginario del lettore, facendogli percepire spazi, tempi e personaggi.
Un incipit descrittivo ben scritto deve essere in grado di evocare, allargando gli orizzonti. Mica tanto facile!
«All’inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K. Sulle scale riuscì a evitare l’incontro con la padrona di casa.»
Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij
Una manciata di righe e abbiamo già tre riferimenti: luogo, tempo e personaggio. Non ne conosciamo il nome ma il fatto che sia “come indeciso” ha un effetto sorprendente, poiché instilla curiosità ma anche sospetto, confermato immediatamente dalla frase seguente.
L’incipit descrittivo funziona come un faro che proietta la sua luce su uno o più dettagli in particolare. Canalizzare l’attenzione e l’energia in maniera calzante richiede tecnica e un buono spirito di osservazione. Per la riuscita di questo incipit è consigliabile anche dare vivacità alle parole, giocando con la musicalità e il ritmo, per non rischiare di appiattirle.
Per concludere
Cosa fa di un incipit un “grande incipit”? Conoscere la tecnica e gli espedienti narrativi è senza dubbio un’ottima bussola, ma ricordati sempre che da sole tutte queste cose non bastano. La scrittura è arte, intuito, originalità. Soprattutto, la scrittura suscita emozioni, fa trovare le risposte che cercavi e nel frattempo genera nuove domande. Sembra complicato, ma la pratica fa sempre la differenza. Per questo ti lasciamo con un semplicissimo esercizio: prendi il tuo libro preferito, leggi l’incipit e poi “smontalo”. Nel senso che devi capire perché ti piace, ma… davvero! Mettici l’anima, datti delle risposte e poi, riscrivilo. Non aver paura di sporcarlo, riscrivilo come fosse tuo. E se ti va, condividilo con noi!
Sono felice e onorato per il fatto che l’incipit del mio libro “Chiamate perse” sia stato utilizzato come un esempio letterario e mi piacciono le numerose ipotesi di variazione sul tema.
Michele Roccisano