Hai lavorato mesi e mesi (forse anche anni) al tuo manoscritto, hai meticolosamente selezionato le case editrici alle quali proporlo, hai curato la proposta editoriale nei minimi dettagli e infine hai premuto il tasto “Invia”, sentendoti inspiegabilmente più leggero. Ma ecco che, dopo qualche tempo, sei costretto ad affrontare l’amara realtà: il tuo romanzo non piace.
Posso immaginarti chiaramente mentre soccombi sotto i colpi del tuo Super Io che ti dice che non sei bravo abbastanza, che chissà cosa ti eri messo in testa, che non sei certo Dostoevskij e che devi cercarti un “lavoro vero”. Oppure magari sei uno di quelli che si lascia inebriare dall’Es (lo ammetto oggi mi sento molto freudiana), che continua a ripeterti che nessuno capisce la tua arte, che tanto per essere pubblicati è tutta una questione di “amici” e “amichetti”, che la gente legge solo spazzatura e quella è ciò che le case editrici vogliono pubblicare.
Disclaimer: non ascoltare né uno né l’altro e leggi le tre ragioni per cui a nessuno piace il tuo romanzo.
Perché scrivi?
Lo so, può sembrare una domanda da un milione di dollari e forse questa e altre 100 vite non basteranno per rispondere, ma la verità è che prima scopri qual è quella sottotraccia che percorre tutto il tuo lavoro da scrittore e prima potrai seguirla per andare lontano. Questo non significa che devi scrivere sempre e solo di un unico argomento, come quei cantautori che usano sempre e solo lo stesso accordo per le loro canzoni, ma semplicemente che devi dare un nome e una definizione alla motivazione che ti spinge a scrivere.
Adam Thirlwell, scrittore inglese contemporaneo, ha risposto così: “Scrivo perché non c’è piacere paragonabile a quello di inventare lettori immaginari”. E questo ci porta direttamente alla nostra seconda motivazione.
Per chi scrivi?
Per te stesso, ovvio, ma non solo per te stesso altrimenti perché proporre il tuo manoscritto a delle case editrici? Perchè hai in mente un pubblico.
Ma sei sicuro di conoscere il tuo pubblico?
Non esistono libri che vadano bene per tutti (eccetto forse Moby Dick!) ed è importante riuscire ad arrivare al proprio pubblico, perché questo non aspetta altro che leggere il tuo manoscritto. Ma se non sai chi è il tuo pubblico è molto probabile che anche lui non sappia niente della tua esistenza ed ecco che è un attimo pensare che i tuoi libri non vuole leggerli nessuno e che tu sei un fiasco totale come scrittore. Riavvolgi il nastro e concentrati sul tuo pubblico, come trovarlo e come arrivare a lui, in poche parole concentrati sul marketing!
Per cosa scrivi?
Detto in altri termini: qual è il messaggio che vuoi comunicare al lettore? Qual è la tua intenzione? C’è sempre un’intenzione dietro a un’azione, anche e soprattutto dietro all’azione dello scrivere. Quindi dai voce e corpo a questa intenzione, che magari potrà anche cambiare con il passare del tempo o mentre il tuo manoscritto è ancora in fase di lavorazione, ma deve essere sempre ben chiara.
Ricapitolando, se non sai di cosa parla il tuo lavoro, a chi si rivolge e cosa vuole dire, allora riparti da qui e vedrai che scrivere sarà tutta un’altra cosa.
Hai la risposta a queste domande? Che aspetti a farcele conoscere?
Perché scrivo? Io penso di aver iniziato a scrivere per paura di perdere nel “dimenticatoio” della mia memoria tutta le mie fantasticherie. Mi spiego meglio, da piccola ho vissuto per lungo tempo in un collegio, la notte era proibito leggere, e io non riuscivo ad accettarlo, per me leggere era fondamentale. Così inizialmente mi sono organizzata con una piccola torcia e leggevo sotto le coperte finché mi mancava il fiato, ma regolarmente mi beccavano in fragrante e la mia amata torcia spariva per sempre tra le avide mani dell’istitutrice di turno! Così pensai:”E se invece di leggerle le storie me le raccontassi? Potrei farlo anche al buio e nessuno mi scoprirebbe!” Però mi accadeva di dimenticare parte delle mie storie e mi dispiaceva non riuscire più a ritrovare sfumature o particolari che mi avevano emozionato! Quindi decisi di scrivere di giorno ciò che mi raccontavo la notte! Forse tutto ciò vi sembrerà ridicolo ma quest’abitudine si è talmente radicata in me che ancora me la porto appresso! Forse potrei dire che ho il vizio di scrivere, oppure sono solo una ‘graffonoma patologica’, ma comunque … finché mi diverte scrivo e me la godo!