“Il tuo è un personaggio piatto” è forse una delle cose peggiori che puoi sentirti dire da un redattore. L’accusa che il tuo protagonista abbia lo spessore di una sagoma di cartoncino è come una coltellata al cuore per uno scrittore alle prime armi.
Ma per fortuna non è comunque la fine del mondo.
Se impari come e quando usare correttamente i personaggi monodimensionali, puoi in realtà sfruttare la situazione a tuo favore. In questo post scoprirai cosa significhi un personaggio piatto e come porvi rimedio.
Cosa genera un personaggio piatto?
Quando un personaggio ha pochi tratti di personalità distinguibili e gli manca profondità emotiva, viene considerato piatto. Secondo EM Forster un personaggio piatto è costruito “attorno a un’unica idea o qualità” e non esiste nulla al di fuori di tale linea.
I personaggi piatti mostrano generalmente uno o più dei seguenti sintomi:
- Mancano di conflitto interiore
- Si omologano a uno stereotipo
- Non subiscono mai uno sviluppo del personaggio
- Mancano di personalità sfaccettata
Solitamente ci si riferisce a un personaggio piatto definendolo “monodimensionale” o “bidimensionale”. Tutti questi appellativi indicano la stessa cosa: un personaggio senza complessità.
Qual è la differenza tra un personaggio piatto e un personaggio a tutto tondo?
In diretto contrasto ad un personaggio piatto, uno a tutto tondo (o “tridimensionale”) è realistico e subisce un efficace arco di trasformazione.
I personaggi tridimensionali di solito:
- Hanno un conflitto interiore
- Subiscono un significativo sviluppo del personaggio
- Vivono cambiamenti mentali o emotivi
- Hanno una personalità sfaccettata
Se guardi un qualsiasi oggetto nella vita reale, lo vedi a tre dimensioni, no? In modo simile, un personaggio tridimensionale ha una profondità tale da arrivare ai lettori come “reale”.
Non tutti i personaggi statici sono piatti
È facile confondere un personaggio piatto con uno che non cambia nel corso del racconto. Ma ciò non è necessariamente vero. La “staticità” (o il suo opposto, la “dinamicità”) descrive l’entità del cambiamento subito da un personaggio durante la storia. Ciò significa che generalmente tutti i personaggi monodimensionali sono statici, ma non tutti i personaggi statici sono monodimensionali.
Pensate a Katniss Everdeen in Hunger Games. Rifiuta di modificare il suo personale codice morale anche di fronte a un conflitto estremo. Alla fine deve affrontare un tumulto interiore, ma non cambia, e questo la rende un personaggio statico, non necessariamente piatto.
I personaggi piatti sono cattivi?
Avere dei personaggi monodimensionali non è per forza una sentenza di morte per il tuo libro. Charles Dickens, per esempio, era geniale nel creare cast zeppi di caricature memorabili. La signora Havisham, la signora Micawber e il signor Jaggers sono personaggi piatti? Sì. Forse questo li rende meno interessanti da leggere? No.
I personaggi piatti possono ricoprire un certo numero di ruoli: popolano i dintorni del viaggio del protagonista, e possono portare avanti il racconto in un libro dominato dalla trama. Per farvi capire cosa intendiamo dire, andiamo a vedere alcuni esempi.
Esempi di personaggi piatti in film, libri e cultura di massa
Che stiano fermi sullo sfondo o siano a capo di un’avventura, i personaggi monodimensionali si trovano più spesso di quanto pensiamo. Ora che sai cosa è un personaggio piatto, diamo un’occhiata a come essi saltino fuori in diversi generi e mezzi.
Sherlock Holmes da Le avventure di Sherlock Holmes
Riassunto in una frase: Un detective brillante, freddo e intelligente.
Ruolo nel racconto: Fare da intoccabile rappresentante di un’ordinaria serie poliziesca.
Ginny Weasley da Harry Potter
Riassunta in una frase: Una ragazza esuberante e la più giovane componente della famiglia Weasley.
Ruolo nel racconto: Essere l’interesse sentimentale di Harry Potter.
Gandalf da Il signore degli anelli
Riassunto in una frase: Un mago saggio che agisce in qualità di forza del bene.
Ruolo nel racconto: Agire come guida mentre la Compagnia attraversa la Terra di Mezzo per sconfiggere Sauron. Nel contesto del Viaggio dell’Eroe, è anche il mentore personale di Frodo.
Mary Jane da Spiderman (2002)
Riassunta in una frase: La ragazza della porta accanto e l’oggetto dell’affetto di Peter Parker.
Ruolo nella storia: Essere la fanciulla in pericolo che Peter salva ogni volta dalle grinfie del Goblin.
William Collins da Orgoglio e Pregiudizio
Riassunto in una frase: Un sacerdote sciocco, pomposo, vanesio e ossequioso con tendenze narcisiste.
Ruolo nel racconto: Rappresentare lo stereotipo della parte sciocca e servile della società britannica che Jane Austen finisce per eviscerare.
Perché alcuni autori creano personaggi piatti?
Ci sono diverse ragioni per cui una storia può avere bisogno di personaggi piatti. Gli scrittori generalmente li sfoderano quando:
- Il racconto in questione è guidato dalla trama. Generi come i romanzi polizieschi e i thriller mettono in gioco più protagonisti monodimensionali per questo motivo (per esempio lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle e il Robert Langdon de Il Codice da Vinci).
- C’è bisogno di personaggi minori. Questi personaggi non hanno bisogno di spessore, dato che la loro esistenza è dettata dal bisogno di seguire un personaggio tridimensionale lungo il suo viaggio.
Come rimediare a un personaggio piatto
E se hai un personaggio piatto che vorresti, diciamo così, “arrotondare”? Ecco per te tre consigli utili.
#1. Indaga sulla sua storia
Per dotare un personaggio di più di una “dimensione”, comincia a pensarlo come un vero essere umano. Cosa lo definisce? Quali punti di forza e quali debolezze sono centrali nella sua essenza? Cosa lo fa alzare dal letto ogni mattina?
Potresti partire con un personaggio monodimensionale che si chiama Eric, un avido uomo d’affari. Ma magari è un amante dei cani e tiene a casa cinque Chihuahua. Forse adore ballare la Zumba nei fine settimana e se ne vergogna tantissimo. Oppure ancora sta sveglio la notte scervellandosi su come far entrare i suoi figli in una scuola privata.
Buona parte della “profondità” di un personaggio deriva anche dalla sua storia. Questa può includere la sua istruzione, ad esempio il tipo di famiglia che lo ha cresciuto. Uno strumento utile da usare per assicurarti di coprire tutte le basi è quello di creare una scheda del personaggio.
#2. Usa esercizi per il suo sviluppo
Un personaggio tridimensionale ben delineato porterà i lettori a pensare che la sua vita si dispieghi oltre le mere pagine del libro. Quando Jane Austen dice, nell’ultima pagina di Orgoglio e Pregiudizio, che Elizabeth Bennet e Darcy vivranno felici e contenti, le crediamo perché lo spessore di entrambi i personaggi ci permette di immaginarci la situazione.
In modo simile, puoi mettere alla prova la profondità del tuo personaggio ponendolo in scenari diversi e non collegati che tu stesso inventi. Non hai per forza bisogno di situazioni stratosferiche. Abbozza invece un paio di scene con il personaggio che conduce la sua vita di tutti i giorni o che combatte per gestire un problema normale.
#3. Traccia l’arco interiore
Man mano che procedi con lo sviluppo del tuo personaggio, considera come cambierà durante il racconto. Questo pianterà i semi per sviluppare il loro arco di trasformazione, ovvero ciò che il personaggio desidera, e come deve crescere per raggiungerlo. Per citare Kurt Vonnegut: “Ogni personaggio dovrebbe desiderare qualcosa, anche solo un bicchiere d’acqua.”
Questo obiettivo della storia è il Sacro Graal dei personaggi tridimensionali. Sarà la ragione d’essere per il tuo racconto e avrà un grosso impatto sulla forma tanto dell’arco narrativo che di quello del personaggio.
Un modo per procedere nella visualizzazione è di tracciare una linea del tempo sul un foglio bianco. Segnaci sopra gli eventi principali (o “punti di svolta”) del tuo racconto. Poi traccia una seconda linea sotto a quella del tempo per indicare la crescita del personaggio nei medesimi punti del tempo. Come viene influenzato il tuo personaggio da un evento esterno? Questi cambiamenti avvicinano o allontanano il tuo personaggio dall’obiettivo della storia? Lo sviluppo interiore di un personaggio non è sempre lineare (pensa ad Amleto), ma generalmente corrisponde agli eventi che gli stanno simultaneamente accadendo nell’arco narrativo.
Hai dei personaggi piatti preferiti? Quanto ti diverti a disegnare i tuoi personaggi monodimensionali? Facci sapere i tuoi pensieri nei commenti qua sotto.
Piaciuto l’articolo? Segui i nostri corsi!
Scopri i nostri corsi!
veramente molto interessante!