Poesie nate dal cuore, senza pretesa alcuna, se non la gioia di essere stese e come panni al vento asciugarsi negli occhi di chi leggendole, le libererà delle corde del “bucato”! – Paola Zugna – Trieste
Uno dei commenti giunti in segreteria e che ben sintetizzata la nostra volontà. Un “messaggio” giunto da Trieste, città di naviganti e poeti come Barletta, ma un aspetto che coinvolge anche città non di mare, lo scrivere sembra essere una delle caratteristiche identificative dell’essere italiani. Scritti che rimangono in un cassetto…. mentre noi vogliamo siano condivisi partecipando alla tredicesima edizione del concorso – mostra nazionale di poesia “La Stradina dei poeti”. Le poesie saranno in mostra nel centro storico di Barletta dal 13 al 16 agosto in una antologia a cielo aperto. Qualcuno parla di “unica” realtà, a noi organizzatori interessa non l’unicità, ma la “necessità” dell’intervento. Spesso si confonde Cultura con il puro e semplice spettacolo. Un binomio da diversificare in unità operative importanti e significative, anche sinergiche in alcuni passaggi. Spesso lo spettacolo è visto come opportunità di “guadagno” per un territorio, mentre la Cultura è intesa come una forma di puro svago di “nicchia”. Anche questo un modo di intendere da confutare. Un prodotto culturale può diventare uno spettacolo, ma deve nascere con una identità ben precisa: aiutare a “crescere”, a formarsi. L’operazione “La Stradina dei Poeti” è un appuntamento che segue questo aspetto sviluppandosi in vari mesi: si inizia a maggio con la presentazione dell’iniziativa per la raccolta delle poesie. Si continua con giugno e luglio per la preparazione degli ultimi e significativi elementi. Agosto vede i quattro giorni di mostra delle poesie: “come panni al vento”, seguendo un aspetto che caratterizzava il centro storico del Sud, dando un pieno senso di candida limpidezza, trasparente purezza, quali possono essere i sentimenti: limpidi e puri. Il lavoro si sposta a Settembre con la preparazione della serata di premiazione, un appuntamento non solo di poesia, ma anche teatro e musica, in uno scorcio significativo per la storia della città e per quanto rappresenta socialmente: la Parrocchia Santuario “Santa Lucia”. Significativo il legame della Santa con Dante, uno dei massimi esponenti della Letteratura Italiana, ma anche della lingua. Aspetto identificativo di un territorio, di una nazione e che deve confrontarsi giornalmente con elementi discordanti che portano ad una conoscenza sempre più limitata della parola. Oggi si dovrebbero conoscere circa 30.000 termini ed invece si è limitati a 3000 con un uso concreto appena di 300 parole. La poesia si diversifica per l’uso che compie della parola. Un gioco significativo e coinvolgente che porta ogni anno migliaia di persone a visitare e a “sfogliare” “l’antologia di vico Stretto”. Infine si giunge ad Ottobre, ultimo appuntamento che vede la lettura di ulteriori sillogi partecipanti al concorso-mostra nazione e la pubblicazione delle poesie vincitrici in una raccolta di cartoline significative e identificative. Poesie individuate da una giuria competente chiamata a tramutare la propria emozione su schede approntate per l’occasione dagli organizzatori. Componimenti che concorrono per aggiudicarsi la Coppa “Barletta città della poesia” e la targa Premio “Giuria Esperti”, ma non solo, poiché l’impegno è anche quello di omaggiare un territorio ricco e significativo qual è la città di Barletta. Ecco che le categorie poetiche lasciano il campo a settori specifici che fanno riferimento a personaggi del territorio: scendono in campo Federico II di Svevia con il suo amore per la natura oppure la Madonna dell’Assunta per la profondità dei sentimenti espressi o elementi della società barlettana come l’istituto IPSIA “Archimede” di Barletta per i giovani autori o il sindacato SPI sezione donne di Barletta per i versi dedicati al mondo femminile. Un territorio, una Nazione si identifica con la lingua, ma anche con la tanto bistrattata Storia, quindi ben venga una iniziativa che tiri in ballo anche la storia.
Le poesie continueranno la loro trasmissione di emozioni con la loro ”trasformazione” in cartoline, pubblicate per consegnarle alla Biblioteca Comunale di Barletta e a quelle delle scuole della città, ma anche messe a disposizione nella seconda serata.
Un lavoro semplice, ma profondo, soprattutto la comunicazione con i vari iscritti al concorso e con chi, appassionato e non, si affaccia a visitare l’antologia. Un lavoro di confronto, di conoscenze, di relazioni che danno vivacità, rendono pulsante il periodo della mostra, facendolo vivere di “vita”. Aspetti forse difficili da far cogliere a chi vede con una certa superficialità, senza la dovuta accortezza di chi è attento alla ricercatezza del confronto costruttivo. Un lavoro “entusiasmante” per gli organizzatori, soprattutto quello del confronto: in associazione o per telefono per la raccolta degli scritti, in stradina durante la “mostra”. Più problematico quando si tratta di coprire le spese o fare in modo che tutto possa essere svolto nelle modalità opportune, c’è sempre una burocrazia che non supporta o meglio non “sopporta” il mondo della Cultura lastricando il percorso preparatorio di estenuanti trappole.
I nostri commenti, alcuni chiedono: come si arriva a 13 edizioni del concorso – mostra? A noi piace rispondere con un’altra domanda: come si fa a raggiungere 40 anni di attività?
Coerenza, costanza e caparbietà, intrise di entusiasmo, ma anche tanta, ma tanta incoscienza.
Tre “C” che offrono tanta considerazione. Non sono quelle che caratterizzano la qualità di una tazza di caffè, ma hanno il loro valore in una società che le snobba per correre dietro a ben altri di “valori”. 40 anni significa di relazioni, confronti, scontri, incomprensioni, certamente con le nostre responsabilità. La nostra cooperazione, tanto ricercata, non ci tiene fuori dalle nostre responsabilità. Oggi si guarda al passato, ma con più di un occhio al futuro, a quello che verrà e come verrà. Le Amministrazioni si sono avvicendate, i personaggi si sono seduti alle varie poltrone. Ognuno con i suoi limiti, dovuti e necessari, ma da accettare, non l’arroganza e la soloneria con cui alcuni hanno svolto il loro compito. Non dimentichiamo che questi si sono confrontati con altre di persone, quelle scostanti, arrembanti che hanno caratterizzato 40 anni di associazionismo con il loro fardello di responsabilità. Quella sbandierata, ma tante volte ammainata per futili motivi o per correre dietro a “vuoti carrozzoni”.
La “stradina” continua a svolgere la sua azione taumaturga nei confronti degli organizzatori, dei partecipanti e del pubblico che si avventurerà per essa alla ricerca di mille risposte, ma con la certezza di sentirsi ancora una volta in un ambiente “familiare”.