Nonostante l’emergenza sanitaria vince la Poesia.
Con uno spostamento di location dal Torrione di Forio all’Hotel Terme Villa Angela dovuto a difficoltà logistiche, si è svolta la premiazione del XVIII concorso nazionale di Poesia “Ischia l’isola verde”, organizzato dall’Associazione Giochi di Natale. In questa sede i vincitori, provenienti da varie regioni d’Italia, e i numerosi poeti e appassionati isolani, hanno declamato i versi delle copiose composizioni poetiche, pervenute da tutta la penisola italiana, La dedica di quest’anno, “La Felicità” ha coinvolto oltre cinquanta poeti, che con le loro settantotto poesie hanno contribuito a stilare la raccolta antologica edita dall’Associazione. La Presidente di Giuria, Preside Angela Procaccini, collegata come del resto tanti altri poeti e ascoltatori, per la prima volta in modalità telematica attraverso una nota piattaforma di teleconferenze ha introdotto la serata, Tra l’altro ha ricordato che, come scrive Paul Eluard (1895 / 1952) nella sua silloge Poésie ininterrompue, « La poesia lavora per portare alla luce la coscienza profonda degli uomini e quindi per ridurre le differenze che fra gli uomini esistono. Per questo si fa rivoluzionaria: la necessità storica e il meraviglioso della fantasia sono per essa una sola e medesima cosa. La poesia è, o dev’essere, utile. Azione e poesia sono finalmente reciproche. La poesia, come l’amore, è un concreto anticipo sulla rivoluzione» Dopo l’ouverture della Preside,la serata è proseguita con la declamazione delle poesie dei numerosi poeti presenti in sala alternati con i cibernauti i quali sono stati molto soddisfatti, di questa ulteriore opportunità messa in atto dall’Associazione, seppure con qualche lieve carenza tecnica, fino all’acclamazione delle poesie vincitrici riportate in calce.
L’Associazione Giochi di Natale, grata alla Giuria, al pubblico in sala e telematico invita tutti a partecipare al prossimo concorso di Poesia con scadenza 30 giugno 2021 e con dedica a Musica e Natura , argomenti già affrontati qualche anno fa singolarmente, ma che in simbiosi assumono assumono una valenza più fondante
Altre notizie e il filmato della serata
A breve saranno inserite le pergamene
Premio Ischia l’isola verde 2020
La Giuria composta da: Presidente Preside Angela Procaccini, Dott. ssa Paola Casulli, Prof. Eduardo Cocciardo, Dott.ssa Valentina Schiano, Dott. Vincenzo Scotti, Prof. Giuseppe Silvestri, Avv. Luciano Trifogli, ha emesso il seguente verdetto:
Motivazioni speciali
Della perduta patria di Vittorio Di Ruocco
Hassim, giovane vittima della disumanità e dell’esilio forzato, fuggiasco dolente con il sogno del riscatto, resta immobile nella nostra coscienza come rimprovero per l’assenza di solidarietà umana. La poesia rende realistico il momento in cui la speranza di un futuro migliore lascerà la realtà di una tragedia annunciata.
Il vento silenzioso della morte di Vittorio Di Ruocco
Lirica che cattura per le sensazioni forti che trasmette al lettore. Ad una prima parte densa di sentimenti crepuscolari si contrappone la seconda in cui l’autore, oltrepassato il pessimismo, si apre alla “speranza” di una vita in cui assaporare “il brivido innocente di un abbraccio”.
Covid diciannove di Elisabetta Liberatore
Componimento dotato di una straordinaria forza empatica, che gli viene dalla sua capacità di raccontare senza alcuna banalità l’ultima grande tragedia vissuta dall’uomo moderno. Sarebbe stato facilissimo scrivere cose scontate e risentite, ed invece qui si intrecciano immagini che scavano nell’ovvio e nel già visto per raccontare un dolore che ha molto della fine di un’era.
Il poco che abbiamo di Stefano Peressini
Esplodere improvviso dell’emozione quando si coglie lo svelarsi di un sentimento. Allora, nell’andare sofferto della vita, l’anima accesa vibra d’amore. Non è poco quello che abbiamo, dobbiamo solo saperlo apprezzare!
Percezione di Giovanni Zenna
Il titolo Percezione” è fondamentale in questa lirica dove il ritmo del pensiero intuito, della “percezione” appunto, si traduce in immagini di forte suggestione servendosi di un lessico scelto e raffinato che accompagna musicalmente e lievemente le sensazioni, le “percezioni”. Struggente è il desiderio di ciò che l’autore non comprende.
Vivere di Giovanni Zenna
La poesia denota la bellezza d’animo dell’autore, capace di descrivere con nobili parole lo scorrere della vita. Emblematica l’espressione “non è mai stata tempesta, ma trama di un’opera immensa”, da cui si evince il valore incommensurabile della vita umana.
Prima classificata poeti ischitani
Calipso di Antonio Cuomo
Il pensiero della tua partenza
mi confonde, esito – stupita e fragile –
in attesa degli occhi tuoi: immensi
nell’attimo reciproco
in cui si compie il desiderio effimero.
Tutto tace, altrove un vento incessante
passa e si dilegua – ignaro di noi,
dei nostri sguardi teneri
che si cercano tra azzurri sorrisi.
Avverti, quasi muto sortilegio,
l’antica nostalgia;
la credevi smarrita, ma ti accade
dentro – identica – come una segreta
promessa: la ritrovi
e ci indugi, sorpreso.
Dopo di te sarà
il vuoto; nell’oblio svaniranno
il sapore dei baci,
il tuo odore, i segni
d’ogni singolo respiro vissuto
sulla nostra pelle, come un’offerta
rituale innalzata
alla dea Afrodite.
Ciò che ci legava si perderà
tra le fughe del tempo;
qualcuno illudendosi tenterà
di comprendere questo nostro incontro,
ma non potrà: si resterà sospesi,
aggrappati all’ignoto
silenzio che solo la vita sa.
Poesia di amore, delicata e coinvolgente nel contempo. La scelta lessicale forbita e sapiente accompagna il sentimento d’amore, suggerendo intensità affettiva e malinconia di nostalgie antiche di “fughe nel tempo”. La sensazione che deriva dalla lettura è quella di “sospensione” in un tempo e in un luogo fuori del tempo e del luogo.
Prima classificata per il dialetto
Poisìe di Francesco Palermo:
Le poisìe scòmmite ca nu scrissi
fòsera ièntu maru ca nu me scigghiàu
sule firvènte ca nu me brusciàu
e parole te curaggiu ca nu dissi;
fòsera tutti li scuèrni toloròsi
l’uècchi ca vigliàccu basciài
e li uài ca sbadàtu me scirrài
cu nu stutu vita e surrìsi.
Me sembràra versi scigghiàti
te parole rrugginùte e cunsumàte
forse vecchie, troppu mpurviràte,
fastitiùse comu lamiènti te cani bbandunàti.
Me sembràu bruttu cuntàre poisìe
te cuèrpi rranfàti e làpite senza fiùri
te cieli grigi senza culùri
te ciùnca suspìra sulu malincunìe.
Le poisìe cchiù ddùci ca me spucèra
fòsera spìche te ranu piecàte
alle corse felici e scuscitàte
quandu mbrazzàva ièntu te primavèra
tra fiùri, sciuèchi e pinsièri liggèri
colorati comu fuèchi d’artifìciu,
nu’ nc’era ùra, matìna o mirìsciu,
me sembra osce ma ha statu ieri.
Le posìe ca te crài ògghiu scrìu
sarannu reshti te parole ‘ntìche
canti te diari e nostalgie amiche,
e farò cunti te ogni stuèzzu miu.
Siccòmu, sai, niènti more veramente
ci nc’è memoria te l’affetti cari
e nu su’ mai le radici ca tàgghianu l’ali,
ògghiu scrìu te stu paìse e te sta gente;
ògghiu fermu la mascìa te ogni momèntu
ca dura picca comu luce te ‘nvièrnu,
ògghiu cuntu sia lu paraìsu sia lu ‘nfièrnu,
ogni alba e puru ogni tramòntu.
Te crài ògghiu scrìu, cu scrìu ‘ddavèru
mentre vagu randàgiu comu nu cane
mmasticàndu poisìe comu lu pane
e sicutàndu lune comu nule an ciè
l
La poesia ha un suo fascino particolare nella determinazione del suo autore di scrivere poesia: poesie scomode, poesie dolci, poesie di parole antiche, di diari e nostalgie amiche. Forse l’unico modo per sopravvivere in un contesto arido
Terza classificata per Felicità
La felicità di Gabriella Dalla Pietà
Vola sulle ali di una farfalla
leggera come l’aria
succhiando il nettare
del fiore insperato.
Sceglie percorsi,
momenti del giorno,
la stessa andatura
sporgendosi oltre la vista,
oltre il tempo e la realtà.
Sogna, sogna e corre più forte del vento,
delle tempeste e delle mareggiate;
cavalca il mistero, la paura,
l’incertezza, il buio e il silenzio,
perché questa è la felicità:
un battito d’ali.
Un semplice battito d’ali
verso l’ignoto.
Desiderio adolescenziale dove ogni cosa è leggera e leggiadra, dove il sogno corre forte più del vento e l’unica strada percorribile conduce alla FELICITÀ.
Seconda classificata per Felicità
Felicitas di Maria Antonietta Tinari
Pensiero mai sopito di filosofo
fantastica chimera di poeta
irresistibile miraggio di sognatore
eudaimonia antica d’ogni uomo.
Momentanea realtà
d’un gesto o parola d’amore
o soltanto d’un raggio di sole.
Fugaci esperienze
nell’irrequieto caos umano disperse
nel calmo ordine cosmico ritrovate.
Gioia, letizia, euforia
caleidoscopici stati d’animo
illusorie sensazioni
frammenti terrestri
della galassia Felicitas
da ricomporre
nell’autentica felicitas celeste.
In modo originale e ondulante , con scelte lessicali particolari e raffinate, la lirica affronta il tema della “felicitas” da riscoprire e ritrovare in gioie semplici, ma suadenti, anche se spesso solo “illusorie sensazioni”, il che offre al lettore una visione della felicità che si condensa in “fugaci esperienze, in caleidoscopici stati d’animo” dispersi (ma non per questo meno intensi) nell’ “irrequieto caos umano” di antica memoria che affonda le sue radici nella cosmologia greca. Lo scorrere dei versi e la scelta musicale dei sintagmi danno una patina particolare al tema della Felicità.
Prima classificata per Felicità
Felicità di Raffaele de Maio
Ma che è sta parola?
All’età mia, m’aggia vestere nat’a vota
a ccreatura ppe’ ma a arricurda’.
Felicità era quann a Natale mettevo sott o’ piatt
a lettera pe’ ave’ na’ pazziella che durava tutto l’anno.
Felicità era quann, dopp na chiagnuta
mammema mi strigneva e cu voc roce m riceva:
“nun t preoccupa’, tutto passa”.
Felicità è stat quann senza inganno
nu juorn c simm ditt si ppe’ tutta a vita
Felicità è stat quann pa primma vot
aggiu sentito a voce re criature che dicevano << papà>>.
Felicità è stat quann dopp na malattia
comm pe’ miracolo so turnat nat’a vota miez a vuj.
Co tiemp, però, l’effetto e sta parola s’è accurciat semp e cchiu’
Oggi è solo nu lampo e fuoc primm do tuono din’t a notte.
Il componimento fa riflettere il lettore portandolo indietro nel tempo all’infanzia, quando la felicità si trovava nelle piccole cose come le parole dolci di una madre; ma la felicità per il poeta è anche quella che da grandi cerchiamo nella persona amata e che da genitori cerchiamo nell’affetto dei figli. Un percorso esistenziale a cui nessuno di noi può sfuggire!
Terza classificata assoluta
Voglio vivere così di Maria Rosa De Fazio
Voglio vivere così, senza fretta esagerata,
solo voglia di gelato, panna e fragola montata,
tanta dolce cioccolata, calda, morbida e squagliata…
Non pensare ora al domani, solo a te che adesso m’ami!
Voglio vivere così, crogiolata nei sapori,
di frittata profumata, croccante e mozzicata…
pane grosso e mortadella e la vita si fa bella!
Accarezzarti con le mani, tutta d’aglio inzaccherata,
zuppa forte al peperoncino, qua mi manca solo il vino!
Tra pancetta affumicata, fiordilatte, mozzarella,
impastocchio una pastella, certo buona pure quella!
Prima poi di andare a letto “ci facciamo uno spaghetto…”
Voglio vivere così, circondata dal tuo amore,
in mezzo al pane e marmellata, al gusto di peperonata,
tra la frutta in gelatina si risveglia l’acquolina…
S’intromette una cassata che vuol essere assaggiata,
pancia mia fatti capanna, carezzine e poi a nanna!
E fra tanto buonumore, si riaccende forte il cuore…
Voglio stringerti così e voglio grandi scorpacciate
di delizie e tanti baci, freschi freschi e inscatolati,
stuzzichini esagerati, quelli sì, son prelibati!
Ricoperta dal tuo amore, risvegliarmi in mezzo ai fiori,
tutta zucchero e cannella, un panino alla “nutella”
e te che dici che son bella…
Divertente quanto spensierata lirica intrisa di gaiezza in cui l’autore riesce a trasmettere una vitalità ed un’energia prorompenti attraverso lo scherzoso quanto riuscito accostamento cibo/sentimento. L’amore per il cibo si mescola, così, con quello platonico. Un carpe diem delizioso!
Seconda classificata assoluta
Terra dei fuochi di Girolamo Cangemi
Nessuna colpa ha la notte
se è senza stelle, stremata dai falò
la fiamma il suo lucore dischiara
tristezze dissepolte
e l’alba moltiplica distanze che non immagini
da luoghi che più non riconosci
e il nero, il nero ovunque guardi
dissuona blasfemo come una bestemmia
intride la terra fino al suo midollo.
Vedi,
gli oggetti usati non hanno un’anima
non c’è paradiso per loro ma un altro inferno,
un contrappasso di roghi che punisce
il peccato minore di usa e getta.
Esatte le leggi della chimica
si specchiano nella loro bellezza,
non sanno il sale dell’azzardo alchemico
le microplastiche, l’eterno mutare dei polimeri.
Il pianeta è isola, ha limiti, confini
la vita è d’acqua e di carbonio
sarà acqua senza mare e mare senza cielo,
colpa persino il respiro,
dolo, il semplice esserci, l’esistere.
Qui, nella terra dei fuochi
quel che conta è l’adesso
la contingenza del vivere
mentre passa lontana l’orbita celeste
e non gli importa
se un brillare breve di fosfori
ruba il domani.
Poesia di contenuto civile che affronta il tema drammatico della “Terra dei fuochi” con linguaggio sofferto, talora crudo talora metaforico. A conclusione se ne ricava una profonda malinconia senza scampo. La poesia trova una valida espressione lirica anche attraverso una sapiente e ricca dotazione di lessico.
Prima classificata assolluta
A F, Un ricordo di Girolamo Cangemi
Contro un cielo solare d’estate
te ne andasti ribelle,
proprio quando un frinire assordante di cicale
ci richiamava al dovere di vivere.
Arrossì sbigottita anche la morte
davanti a quel non senso delle cose
così, per un istante, ritrasse la sua morsa
e si posò leggera sul viso ormai all’oltrepasso verso.
Anche noi, bussola di mare senza polo,
oscillammo,
noi che, ostinati, coviamo ancora la speranza
di essere stati forgiati da mano non umana,
al centro delle stelle.
Ma tu, pozzo profondo di dolore, acuta spina,
sempre sapesti di esser fatta
di fragile creta e acqua di torrente,
buccia vellutata di pesca che non dura.
Ora, spento il fuoco che con fatica arse di te,
sei quello che noi, nel segreto dei pensieri,
in fondo pensiamo essere la morte:
il non respiro sei, il non battito del cuore,
il non pensiero sei, il non ritorno.
Un punto a capo che lascia un foglio bianco.
A noi di te non resta
che questo strano privilegio di vivere,
un capoverso da cui ricominciare
mentre tu, neve marzolina, regola senza eccezioni
dissolverai in cocci di memoria
come lo stelo del dente di leone
inutilmente alto, dopo che spiuma.
Sebbene permeata dalla tristezza per una perdita quasi inaspettata perfino dalla morte stessa, questa lirica infonde ottimismo concentrato nei versi “a noi di te non resta che questo strano privilegio di vivere, un capoverso da cui ricominciare” che richiama alla memoria la filosofia eraclitea del παντα ρει. Tutto scorre ed anche “il fuoco che con fatica arse di te” è ormai spento ma “di te” l’autore serberà sempre il ricordo identificandoti con il sentimento della morte ossia “il non respiro, il non battito, il non pensiero”, in definitiva “il non ritorno”! Perché la morte non può annullare l’abbraccio ideale che la Vita crea e l’Amore consolida!
Le Associazioni Giochi di Natale e Radici ringraziano i lettori e invitano tutti a partecipare al prossimo concorso.
Luigi Castaldi
Forio 9 ottobre 2020